San Marino come Amsterdam? Primo sì alla cannabis ricreativa

San Marino come Amsterdam? Primo sì alla cannabis ricreativa

Coltivare, lavorare, vendere e consumare la pianta a scopo ludico "come nei coffeshop olandesi": approvata un'istanza, ma l'iter potrebbe durare altri sei mesi

San Marino si candida a diventare l’Amsterdam d'Italia. O almeno della riviera romagnola. Lo scorso mercoledì il Consiglio Grande e Generale (il parlamento) ha infatti approvato un’istanza presentata da un gruppo di cittadini per «chiedere di regolamentare l’uso della cannabis a scopo ricreativo». Tradotto: qualora l’iter legislativo dovesse essere completato, nella Repubblica del Titano si potrà coltivare cannabis, lavorare e trasformare la pianta «al fine di ottenerne i derivati», venderli e consumarli a scopo ludico in ogni luogo non pubblico e in appositi locali. «Sul modello dei coffeeshop olandesi», per l’appunto.

Una vera e propria rivoluzione, specie se si considera «ad oggi la Repubblica di San Marino è uno degli stati con le politiche in materia di cannabis più proibizionistiche in Europa». Non a caso il documento è stato approvato fortunosamente, al termine di una nottata a dir poco convulsa. In questi giorni la Serenissima Repubblica è infatti in piena crisi di Governo, dal momento che i consiglieri del “Movimento Civico 10” hanno di fatto staccato la spina all’Esecutivo.

La seduta parlamentare dello scorso mercoledì è stata quindi particolarmente agitata, con frequenti summit e riunioni di corridoio. Risultato: al momento della votazione dell’istanza erano presenti in Consiglio solo 33 consiglieri sui 58 previsti. «Non credo che la maggioranza parlamentare fosse favorevole – spiega Roberto Ciavatta, consigliere del Movimento Rete – molte persone erano fuori. Noi, in ogni caso, siamo contenti. A dicembre avevamo da inserire un emendamento simile nella Finanziaria, ma era stato bocciato».

Ad onor del vero il segretario di stato (ossia il ministro) alla Sanità stava lavorando da tempo ad un progetto di riforma per regolamentare la produzione e trasformazione della canapa, ma solo a scopo terapeutico. «Il nostro mandato era quello – conferma Franco Santi, ora in carica in ordinaria amministrazione fino all’insediamento di un nuovo governo – si pensava di lavorare sulla pianta con basso contenuto di Thc e di modificare anche il codice penale, permettendo al di sotto di una certa concentrazione di coltivarla con limiti ben fissati». Insomma, San Marino voleva entrare a far parte della rete dei produttori di cannabis terapeutica, e in questo senso aveva già avviato contatto con il Ministero della Salute italiano.

San Marino come Amsterdam? Primo sì alla cannabis ricreativa


L’Istanza d’Arengo - uno dei tre istituti di democrazia diretta previsti nell’ordinamento della Repubblica di San Marino (oltre al referendum e l’iniziativa di legge popolare) – presentata dal gruppo di cittadini e approvata dal Consiglio supera questa impostazione, estendendo la regolamentazione a scopo ricreativo. Il documento propone infatti di permettere il possesso «per uso personale fino ad una quantità massima da stabilire (orientativamente 30 grammi)», il consumo ai maggiorenni «in ogni luogo non pubblico o non aperto al pubblico nel quale non vi sia presenza di minori o donne incinta», la produzione e trasformazione della cannabis e l’autoproduzione, «ovvero la detenzione presso la propria residenza di piante di cannabis». Ma anche di consentire la vendita - prevendendo negozi destinati alla sola vendita (sul modello statunitense) e locali destinati alla vendita e al consumo sul posto - e l’associazione al fine della coltivazione collettiva della cannabis («sulla falsariga dei Cannabis Social Club spagnoli»).

Musica per le orecchie dei consumatori, specie dei tanti abituati a passare le vacanze in Riviera. Del resto nemmeno l’istanza nega «l’importanza economica che la legalizzazione potrebbe avere, in fatto di imposte sulla vendita e creazione di posti di lavoro», senza dimenticare «l’opportunità turistica che potrebbe rappresentare, in virtù della grande quantità di giovani che la riviera romagnola attira in periodo estivo».

Ma è consigliabile aspettare qualche mese, prima di gioire: la nuova regolamentazione è ancora lontana dall’entrare in vigore, e non è detto che vedrà la luce nei termini fin qui descritti. Entro sei mesi il ministro dovrebbe riferire in Commissione consiliare, e solo in caso di pronunciamento favorevole potrebbe avere inizio l’iter per la legalizzazione. Inoltre la crisi di governo rischia di dilatare i tempi, visto che il ritorno alle urne è stato fissato per l’8 dicembre. «Se va tutto bene – conclude Ciavatta – dovrebbe essere approvata entro la stagione estiva 2020». Giusto in tempo per i turisti della Riviera.

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