Il Canada è il secondo stato più grande della Terra, ma ha solo 30 milioni di abitanti. Uno dei motivi di quella che apparentemente è una scarsissima densità di popolazione, sta nel fatto che non tutta la superficie è realmente abitabile per l’uomo: alcune aree sono eccessivamente fredde, soprattutto quelle che confinano con l’Alaska e il Mar Glaciale Artico; e buona parte della superficie è occupata da laghi immensi come il lago Superiore, che è il più grande al mondo tra quelli d’acqua dolce. L’economia del paese è una delle più importanti al mondo ed è basata su estrazioni di minerali e combustibili, sfruttamento delle risorse naturali come il legno, allevamento e agricoltura.
La legalizzazione della cannabis è stata l’ennesima scelta vincente di un paese che è, per prodotto interno lordo, tra i primi 12 del pianeta. La legalizzazione non è arrivata per fini puramente “economici”: come avvenuto negli stati americani più progressisti, ciò che ha permesso la legalizzazione anche in Canada, è stata la pressione esercitata da pazienti e medici. Dal 2001 è stato riconosciuto l’uso terapeutico di cannabis e lo Stato, dopo essersi arreso alle evidenze scientifiche, per far fronte alla sempre crescente richiesta di farmaco, negli anni ha rilasciato diverse licenze per la produzione e la vendita di cannabis terapeutica. Ad oggi sono state autorizzate novanta aziende per la produzione e la vendita di cannabis, tra queste le principali sono: 7ACRES Supreme Cannabis, Aurora Cannabis, Aphria, BOAZ Pharmaceuticals Inc., CanniMed, OrganiGram, Tantalus Labs, TerrAscend, Tilray, VIVO Cannabis e Zenabis.
Alcuni grower hanno allora iniziato ad aprire dei dispensari, chiamati anche Cannabis Shop, sfruttando l’incapacità di soddisfare tutte le richieste dei pazienti. Molti di questi dispensari, che erano nati clandestinamente e venivano tollerati, sono stati chiusi quando lo Stato ha effettivamente iniziato a rilasciare specifiche licenze per la vendita al dettaglio. L’assegnazione delle licenze è avvenuta per sorteggio. Il numero dei dispensari è stato ridotto moltissimo: adesso nella regione dell’Ontario sono stati autorizzati venticinque dispensari in totale (prima, nella sola città di Toronto, c’erano centosettanta cannabis shop). Le prescrizioni sono aumentate talmente che si è reso necessario rilasciare autorizzazioni alla coltivazione per l’autoproduzione a scopo terapeutico, direttamente ai malati. Questo aspetto, però, non è stato regolamentato sufficientemente bene, ed è nato un business non perseguibile, ma che concede di fatto la sopravvivenza di un florido mercato illegale.
Nello specifico: le autorizzazioni all’autoproduzione di cannabis a scopo terapeutico vengono rilasciate dallo Stato a privati che hanno ottenuto una prescrizione medica. La prescrizione viene rinnovata annualmente e, in base ai grammi giornalieri per la terapia, si ottiene l’autorizzazionestatale per coltivare “x numero” di piante di cannabis, senza limitazioni alle genetiche. Sin qui tutto perfetto ma, indagando sulle quantità prescritte, qualcosa non torna: si possono ottenere prescrizioni di 100g di cannabis al giorno, che permettono di essere autorizzati a coltivare 487 piante indoor, oppure 190 outdoor. Nella stessa location possono coltivare fino a quattro persone che hanno avuto l’autorizzazione. Si può dunque coltivare un massimo di 1948 piante, tutte assieme. Coltivazioni di queste dimensioni possono produrre oltre i 1000 Kg di cannabis. Il quantitativo è evidentemente eccessivo per un reale “uso personale”, anche per quelle persone affette da patologie per le quali servono estratti molto concentrati e dunque tanti fiori.
Per produzioni così grandi occorrono investimenti importanti, operai specializzati e strutture; è evidente che si tratta di business. Lo si intuisce anche dal tariffario dei medici: per ottenere una prescrizione di 5g al giorno, che permette di ottenere l’autorizzazione alla coltivazione di 25 piante indoor o 10 outdoor, occorrono 200 dollari canadesi (136 euro). Per ottenere una prescrizione da 100grammi/die occorre pagare 2500 dollari (1.700 euro).
Sono oltre duemila le persone che hanno richiesto e ottenuto questo tipo di autorizzazione. Le loro produzioni vengono assorbite da tutti coloro che non gradiscono, per qualità, la cannabis venduta nei dispensari autorizzati o vogliono spendere meno. Lo Stato, non riuscendo a limitare il problema e notando che non vi è stata alcuna conseguenza negativa per la salute pubblica, ha allora deciso di legalizzare anche la cannabis a scopo ludico: dall’ottobre del 2018 in Canada, chiunque abbia compiuto i 19 anni, è libero di detenere e consumare cannabis. Inoltre è legale, in quasi tutte le province (in Québec resta vietato), coltivare un massimo di quattro piante di cannabis e tenerne il raccolto. Questo ha ridotto ulteriormente la richiesta di prodotto illegale e gli introiti per le associazioni criminali. Inoltre, tassare le licenze per l’autoproduzione porta comunque soldi nelle casse dello Stato anche se, per come è strutturata la legge, non riesce a bloccare la vendita dei fiori prodotti dai privati, che avviene senza autorizzazione.
Nonostante questa falla, il sistema di legalizzazione del Canada risulta essere uno dei più efficienti al mondo. Gli introiti derivati dalla produzione legale e dalle varie tasse sono elevati, e in parte vengono reinvestiti con successo in programmi educativi per i giovani, al fine di dissuaderli dal consumare droghe e per il recupero dei tossicodipendenti. Grazie a tutto ciò, è realmente calato il consumo di droghe(cannabis compresa) tra i minori ed è logicamente diminuito il numero di reati legati al traffico di stupefacenti.