Dopo il prototipo creato da Henry Ford nel 1941, con la scocca in fibre naturali e alimentata da etanolo derivato dalla canapa, in tempi recenti diversi marchi stanno reintroducendo la canapa all’interno delle proprie vetture.
Se si fosse scelto di usare la canapa per la scocca delle automobili e per i combustibili che le alimentano, la storia di una delle industrie più inquinanti e redditizie del pianeta sarebbe stata diversa. E non è un’idea campata in aria, visto che agli albori di questo settore, che inizia oggi a ragionare sui problemi dovuti a inquinamento ed emissioni di CO2, l’imprenditore visionario che ha creato un impero che esiste ancora oggi, aveva scelto proprio la canapa per creare un’auto che purtroppo è rimasta solo un prototipo.
Parliamo di Henry Ford e della sua Hemp car (o Soybean car), macchina che aveva la scocca costituita da fibra naturali come canapa e soia ed era alimentata con etanolo, ottenuto sempre dalla pianta dai mille usi. La canapa è considerata ideale per la produzione di combustibili da biomasse come l’etanolo, considerato il carburante del futuro. È un'alternativa al petrolio e può essere prodotto su larga scala attraverso processi di pirolisi o fermentazione. Dalla canapa è possibile ottenere anche una sorta di biodiesel di origine naturale che potrebbe sostituire in modo parziale o totale gli odierni gasoli, nafte e derivati.
A rileggere oggi questa storia, viene da pensare che o Ford fu uno sprovveduto, cosa difficile da pensare vista la levatura dell’uomo e dell’imprenditore, oppure che provò a sfidare, perdendo, la nascente macchina della propaganda made in USA che di lì a poco avrebbe provato ad eliminare da ogni latitudine un vegetale che aveva fino a lì accompagnato la storia dell’uomo da migliaia di anni.
Nel 1941 l’America era in pieno fermento proibizionista nei confronti del vegetale che fino al secolo prima, in alcuni stati americani era obbligatorio coltivare e in altri era moneta di scambio addirittura per pagare tasse e imposte.
Nel 1937 il dipartimento diretto da Henry Aslinger aveva infatti emanato l’ormai tristemente famoso Marijuana Tax Act, dando via ad un’ondata di proibizionismo che portò la canapa ad essere dichiarata illegale nel 1955 con conseguenze che viviamo ancora oggi. Non solo, perché sono gli anni in cui venivano scoperte le fibre sintetiche come il nylon e i derivati del petrolio per ottenere plastica e carburante, materiali altamente inquinanti a differenza degli stessi prodotti che si sarebbero potuti ottenere dalla pianta di canapa. Ma, come hanno fatto notare diversi commentatori, essere proprietari di una piattaforma petrolifera è una cosa a cui possono arrivare solo i potenti del mondo, mentre la canapa era “pericolosa” proprio perché alla portata di tutti e quindi una risorsa impossibile da controllare a tavolino. Pearl Harbour, l'ingresso in guerra degli Stati Uniti e le nuove priorità dell'industria americana, oltre alla morte di Ford nel 1947, fecero il resto.
Ma è ormai da qualche anno che la tendenza di usare fibre naturali per rendere le macchine più leggere e resistenti, sta tornando ad affacciarsi sul mercato. Nel 2013 la BMW ha annunciato che nella i3, modello di auto elettrica, aveva utilizzato la canapa per sostituire parti plastiche e metalliche, portandola a pesare circa 350 chilogrammi in meno delle dirette concorrenti. Nello stesso anno la Canadian Motive Industries, aveva messo a punto un’altra auto elettrica compatta, chiamata Kestrel, che utilizza steli di canapa infusi di resina polimerica per sostituire la vetroresina nella scocca del veicolo, per ridurre il peso e migliorare l’efficienza.
Nel 2016 è stata invece la Renew Sport car, azienda con sede in Florida, a creare una nuova auto, questa volta con la carrozzeria composta al 100% da fibre di canapa, e che può essere alimentata a etanolo o biodiesel. Bruce Dietzen, il presidente della società, aveva girato l’America con il prototipo dell’auto per raccontare i benefici della canapa e raccontando che: “Il bioetanolo ha i suoi vantaggi, si tratta di un combustibile che non richiede alcuna modifica al motore. Il prototipo di Ford aveva una impronta di inquinamento riguardo la CO2 che era circa la metà quello dei veicoli elettrici di oggi”. Non solo, perché: “La canapa è più leggera dell'acciaio o della vetroresina, rendendo l'auto più efficiente, resiste alle ammaccature, non è fragile come la fibra di carbonio, e soprattutto è biodegradabile”. A proposito di resistenza, in Internet è facile imbattersi in foto e video che mostrano Ford prendere a martellate o a colpi di accetta la carrozzeria della Hemp car, per dimostrarne la resistenza.
L’esempio più recente invece è quello della Porsche, che ha creato la prima macchina da corsa che contiene canapa e lino al suo interno. Si tratta della nuova Porsche 718 Cayman GT4 Clubsport, per la quale, come recita un comunicato dell’azienda, “l’attenzione si è concentrata non solo su una guidabilità ulteriormente guidabilità migliorata e su tempi di giro più veloci, ma anche sull’uso sostenibile delle materie prime. Le porte del guidatore e del navigatore e l’ala posteriore sono costituite da un mix di fibre organiche, provenienti principalmente da sottoprodotti agricoli come fibre di lino o canapa e presentano proprietà simili alla fibra di carbonio in termini di peso e rigidità”.
“Perché consumare foreste che hanno impiegato secoli per crescere e miniere che hanno avuto bisogno di intere ere geologiche per stabilirsi, se possiamo ottenere l'equivalente delle foreste e dei prodotti minerari dall'annuale crescita dei campi di canapa?”. È la domanda di Ford passata alla storia, alla quale per decenni la risposta è stato un lungo e imbarazzato silenzio.
L’imprenditore, anticipando le tematiche ambientaliste che stanno creando movimenti di protesta in tutto il mondo, voleva realizzare una vettura con prodotti naturali, più sicura e leggera delle vetture tradizionali, e meno inquinante. Sono passati quasi 80 anni da allora, ma non siamo ancora arrivati ad una soluzione convincente.